La normativa ISO è sempre più orientata verso la sharing economy a sottolineare la tendenza globale a sostegno di un processo decisionale strategico per un futuro migliore.
D’altra parte, anche la guerra in corso, ci ha insegnato che il commercio è sempre più globalizzato ed i problemi dei singoli paesi, in poco tempo, si trasformano in problemi globali.
In un mondo che si muove in questo senso è fondamentale mantenere protocolli, misurazioni comuni e obiettivi condivisi.
E’ proprio in questo scenario che entrano in gioco gli standard internazionali!
Qual è il ruolo degli standard internazionali?
Partendo dal presupposto che vengono scambiati non solo i beni, ma anche i servizi come lo streaming, il digitale e la gestione finanziaria è chiaro che c’è un massiccio flusso di scambi attraverso i confini.
Allo stesso tempo, però, cresce anche l’attenzione verso la responsabilità sociale e ambientale tanto che le aziende cercano di trovare dei fornitori a km 0 per evitare problemi di inquinamento ed energia.
E’ quindi necessario trovare un punto d’accordo: trovare diverse alternative al commercio internazionale attraverso, però, il rispetto di regole comuni per limitare l’impatto ambientale.
Queste regole comuni possono essere rispettate tramite l’adozione delle norme ISO!
Come si inserisce la sharing economy in questo contesto?
Alcune delle maggiori opportunità e sfide derivano dall’arrivo della sharing economy.
Conosciuto anche come gig economy o peer-to-peer economy, è un sistema in cui i privati condividono beni e servizi tra loro direttamente, in genere via Internet.
Come modello economico, ha il potenziale per fare un uso più efficiente delle risorse in quanto bypassa i passaggi tradizionali nella catena di approvvigionamento. Ci sono già migliaia di piattaforme digitali, come Uber e Airbnb, dedicate alla sharing economy, e altre ne emergono ogni anno.
ISO sta monitorando queste tendenze e ora ospita un comitato dedicato alla sharing economy dove verranno creati degli standard ad hoc per garantire che questo nuovo modello di business non prevede, al suo interno, lo sfruttamento dei lavoratori o lo sfruttamento dell’ambiente.
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